L’aglio nero è un alimento dalle origini orientali, esso è infatti particolarmente diffuso in Corea e in Giappone dove, secondo l’antica filosofia taoista, donava a chi ne faceva consumo il dono dell’immortalità. C’è chi lo ritiene un alimento piuttosto giovane, pare infatti che la sua “nascita” risalga ai primi anni del terzo millennio, e chi invece sostiene la tesi che fosse già diffuso tra i popoli antichi. Pare, infatti, che tracce della sua presenza in tempi antichi siano state trovate in Europa, in Asia e pure in Nord Africa. Con buona probabilità era conosciuto e utilizzato già dagli antichi egizi, e se ne ritrovano tracce anche nella Bibbia. Lo usavano gli antichi greci, così come i romani, come farmaco, nei riti magici e ovviamente anche per uso alimentare.
Di fronte a queste teorie diverse, non ci è noto sapere con esattezza come l’aglio nero sia approdato nelle cucine occidentali, in Europa e in America, fatto sta che negli ultimi anni si è ritagliato uno spazio di tutto rispetto nelle cucine gourmet, ma anche nella dieta di tutti i giorni.
Come si ottiene l’aglio nero
Non si tratta di una varietà diversa di aglio rispetto al tradizionale bianco ma, bensì del risultato di un processo di fermentazione o maturazione naturale. Per ottenere l’aglio nero, infatti, i bulbi di aglio bianco vengono tenuti in un ambiente a temperatura e umidità controllate per un periodo lungo circa trenta giorni. Uno degli aspetti che più deve interessare il consumatore di aglio nero è che durante la fermentazione non viene impiegato alcun conservante o additivo rendendo di fatto questo alimento naturale al 100%.
Trascorso il periodo di trenta giorni, l’aglio nero viene lasciato per un altro mese e mezzo a ossidare.
In questa fase l’aglio conserva i benefici e le proprietà dell’aglio bianco che, addirittura, vengono quadruplicati e, non meno importante, viene completamente eliminato il sapore e odore pungente che contraddistingue l’aglio non fermentato, a favore di un gusto più dolce e delicato.